“Principi dell’architettura bioecologica: soluzioni costruttive di ultima generazione” è stato l’interessante tema illustrato lo scorso 23 aprile al Rotary Club Cairoli, pres.Gian Battista Ricci, dal relatore della serata arch. Gabriele Ferrari, contitolare di Studio associato di architettura in Vigevano, presentato dal vice pres. Antonio Gaggianesi.  Edilizia bioecologica, come binomio tra ecologia e biologia, indirizzata all’arte del costruire che oltrepassi i principi strettamente connessi a razionalità e funzionalità ma che si contemperi anche a concetti etico-sociali e sin anche spirituali. Insomma un completamento - in chiave moderna e resa attuale - di quei principi classici ancora oggi basilari formulati da Vitruvio, padre dell’architettura, secondo cui una costruzione deve rispondere ai requisiti di firmitas (staticità), vetustas (durabilità), utilitas (utilità), quest’ultimo criterio esteso quindi alla ricreazione nell’edificio di un’armonia sia esterna  che interna. La cultura del costruire, e quindi l’approccio dell’architetto, dovrebbe fondarsi sul paradigma di buono-vero-bello, ampliando così il campo operativo professionale del progettista anche a conoscenze interdisciplinari di biologia, di medicina, di sociologia. L’arch. Ferrari, attraverso eloquenti immagini, dimostra che negli ultimi decenni alcuni esempi architettonici sono stati veri attentati all’uomo e alla natura, dato che in molti casi parrebbe che l’edilizia moderna abbia perduto quell’armonia tra tecnica ed ecologia, attraverso quella doverosa sintesi che porti ad una tecnica edilizia a misura d’uomo. Se, come ha detto il relatore, quasi il 90% del nostro tempo lo trascorriamo nell’ambiente (domestico o di lavoro) che abbiamo costruito, è indubitabile l’importanza del costruire nel rispetto di principi bioecologici per il nostro benessere psico-fisico. A titolo significativo, ancorché esemplificativo, l’arch. Ferrari ha indicato nell’igloo un modello costruttivo (seppure assai particolare) ben rientrante in questa categoria, proprio in quanto architettura ad impatto ambientale nullo.  L’attività edilizia per dirsi sostenibile deve tutelare le risorse rinnovabili e limitare l’impiego di quelle non rinnovabili, riacquistando una consapevolezza del costruire che viene offerta dall’architettura bioecologica. Ed allora quando si progetta occorre tener conto del clima (temperatura, ventosità, umidità, ecc.), dell’orientamento e irraggiamento, dell’orografia e morfologia dei luoghi dove si intende costruire. Basti considerare che l’Italia ha ben sei zone climatiche: dunque costruire in Trentino deve essere differente da come si deve costruire in Sicilia. Riscoprire la “perizia del costruire” quale complemento alla tecnologia, consentirebbe di rispondere, ad esempio, più efficacemente ed efficientemente al comportamento termico dell’edificio, impiegando materiali da costruzione che accumulino energia di giorno per rilasciarlo di notte. L’arch. Ferrari ha in conclusione posto l’accento sul fatto che conoscere più approfonditamente le influenze ambientali dei materiali utilizzati (il legno che rappresenta la base della bioedilizia; la calce dalle ottime qualità bioecologiche oltre che l’argilla) consente di vivere sano e rispettare l’ambiente che ci circonda, avvicinandosi dunque a vivere secondo natura.
 (P.Carlo Anglese)